Domenica, silenzio
(Al di là del cuore 036)
Venerdì mi sono alzato alle 4.30 per andare a lavorare a Milano come al solito.
Ho smesso prima del previsto, alle 19, per venire da te.
Poi ti ho aspettata fino a mezza notte e con le tue amiche siamo andati a ballare.
Era tutto diverso da venerdì scorso,
tu, più distante e impegnata nel tuo lavoro,
il locale, dove sembrava ci fossero solo donne assetate di soldi,
io, indifferente a tutto, anche alla bellezza femminile,
mi sono scatenato a ballare
come un 18 enne alle prime uscite in discoteca.
Solo con il mio ritmo mi sono ritrovato
Divertito e soddisfatto
Di essere finalmente fuori, completamente fuori, dal mondo.
Mi hai chiesto di aspettarti.
Ho portato a casa le tue amiche
Che da fredde calcolatrici si erano misteriosamente
Trasformate in dolci amiche.
Due parole e poi solo ad aspettarti
Solo per le strade di Milano
Avvolto dallo squallore
Delle bellezze in vendita.
Alle 5 ti ho chiamata, ci siamo salutati e sono tornato a casa.
Poco più di un’ora sull’autostrada libera
Facendo finta che non ci siano i autovelox.
A casa, saluto i miei figli che vanno a scuola
E per un’ora mi sono gustato la morbidezza del mio letto
Con un sonno interrotto da pensieri forse inutili.
Riparto e vado a bere l’aperitivo al Castello
Poi il pranzo di lavoro.
Più piacevolmente di quanto sperassi
Ho ritrovato qualche amico
Ed ascoltato i problemi di una realtà
Di cui sono parte
Ma sempre come ‘esterno’.
Forse sono un extraterrestre
Esterno a tutto il mondo
Anche al mio corpo.
Ma alla fine del pranzo ritrovo un amico vero
E parliamo dei nostri cuori
Davanti ad una sequenza di tre birre.
E così tra aperitivi, vino e birra
Si fanno tante battute
E si ride un po’ fino a mezza notte.
Non ho fame ma mi sento stanco.
Nelle ultime 36 ore ho dormito un ora sola
E mangiato un pranzo,
lavorato 16 ore, ballato 3 ore,
guidato per 300 chilometri.
Ma forse è vero che l’alcool nutre,
forse è per quello che non sono ubriaco
l’ho bruciato subito per ricavarne energia.
Saluto gli amici che vanno a bere qualcosa e di nuovo guido.
Le due le tre, non so. Finalmente a casa,
dormo bene fino alle 8 ma prima delle 10 non riesco ad alzarmi.
Aiuto mio figlio a preparare la bici per la gara di cross
Ed è molto bello riuscire a dare il mio contributo.
La gara però viene annullata per la pioggia,
lui esce con gli amici.
Ed è domenica,
come al solito sono di nuovo qui,
nel silenzio del capannone,
con il mio lavoro,
solo,
più vuoto
del vuoto che mi circonda.
Tra queste mura
Sognate come contenitore delle mie invenzioni
Ora bianche e fredde mi succhiano il sangue
Per pagarle
Senza lasciarmi il tempo e la forza
Di realizzare i miei sogni tecnologici.
Ma il senso della vita
Non si esaurisce nella tecnologia
Anche se fatta per il bene,
non si esaurisce nella propria famiglia
anche se seguita con amore,
non si esaurisce forse nemmeno
nel cercare di aiutare gli altri
perché non devi aspettarti niente in cambio
nemmeno di vedere un mondo un po’ diverso
nemmeno nella speranza di un paradiso
dove
comunque sia
non c’è nessuno ad aspettarmi
niente di cui io non sia comunque
esterno,
eternamente.
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